Il Covid-19 ha ridotto tantissime persone, tra cui bambini e ragazzi, a dover stare a casa, non poter uscire dal recinto della propria abitazione, per settimane, ormai per mesi.
Come aiutare i nostri figli a vivere al meglio questa situazione così inconsueta?
Con questo articolo vorrei proporre alcuni spunti di riflessione e di pratica quotidiana.

IL DIALOGO
Innanzi tutto è importante spiegare loro cosa sta succedendo: in forma chiara, con brevi e semplici frasi, ogni bambino anche se molto piccolo ha il diritto di sapere perché la sua vita è cambiata e non può più uscire, incontrare gli amici, i nonni, ecc. Il genitore ha il compito di rispondere in maniera esaustiva alle domande del figlio, senza giri di parole e neanche con discorsi infiniti. Allo stesso tempo è importante non oberarli di informazioni ed ancor più non trasmettere loro troppe paure, tutte le nostre ansie.
Jan-Jaques Rousseau, considerato il primo pedagogista dell’età moderna, scriveva: “L’infanzia non è affatto conosciuta: con le idee sbagliate che si hanno in proposito, più si va innanzi, più cresce la confusione. I più saggi si attengono a quello che agli uomini importa di sapere, senza considerare ciò che i fanciulli sono in grado di apprendere. Cercano sempre l’uomo nel fanciullo e non pensano a ciò che egli è prima di essere uomo” (Rousseau 1997, p.4).
Bambini di qualsiasi età, anche molto piccoli, possono essere protagonisti di colloqui e dialoghi: già infatti percepiscono ed elaborano sé stessi e tutto ciò che avviene attorno a loro. In base all’età, non variano gli argomenti, ma le modalità di ragionamento, di dialogo e di relazione (Faberi 2019, p. 357).
“Occorre una grande disponibilità all’ascolto. Il bambino si esprime con la parola, ma anche con gesti, espressioni, stili relazionali. È fondamentale non imboccargli ciò che si vuol sentirsi dire, avere la pazienza di stare in attesa e lasciargli il tempo di spiegare, secondo le sue capacità, ciò che sente e vuol comunicare. Uno dei peggiori pregiudizi che minano il rispetto per l’educando è la convinzione che il bambino, dal momento che è piccolo, non capisce o non ha idee o non può esprimersi in merito a determinati argomenti e problemi da adulti. Basterà soltanto eliminare queste idee e mettersi in ascolto, per scoprire il mondo che è racchiuso in ogni bambino, anche molto piccolo” (Faberi 2018, pp. 141-142).
IL MOVIMENTO
Credo che ciò che più manca ai bambini e ragazzi, in questo periodo, è la possibilità di muoversi. Loro, ed alcuni in maniera del tutto particolare, hanno molta energia, a volte troppa, che non sanno come gestire e scaricare. Un eccesso di energia non incanalata può portare a problemi di agitazione, apprendimento ed umore.
Se si ha un piccolo giardino o cortile, non basta uscire, ma è importante invitarli a fare tanti giri di corsa, senza fermarsi.
Ci sono due esercizi, fattibili anche all’interno dell’appartamento, che sono la maniera migliore per organizzare l’energia, incanalare e scaricare quella in eccesso: il salto alla corda e la capriola, eseguiti sempre in ripetizioni da 50/100 di salti/capriole di fila, allenandosi in 4 momenti della giornata (Faberi 2019, pp.330-335).
Fin dall’età di 3 anni, il bambino può imparare questi gesti atletici che sono importanti per la coordinazione globale e per lo sviluppo della visione (che gli tornerà molto utile anche per la lettura e le competenze scolastiche). I genitori hanno ora il tempo e la possibilità di insegnare ai loro figli a fare le capriole ed a saltare alla corda.
Tra le varie attività motorie, la capriola si rivela la più utile per organizzare l’energia, in quanto le informazioni vestibolari sono sollecitate al massimo: “È proprio la perdita di posizione e la conquista di una nuova che permette al bambino di controllare il proprio corpo, mentre il controllo del movimento è paradossalmente ridotto, in quanto la spinta porta poi il tronco e le gambe a seguire il rotolamento; le percezioni vestibolari restituiscono e sostituiscono le informazioni che non arrivano dal senso-motorio” (Sangalli 2003, p. 74).
LA CURA DEL PROPRIO CORPO E DELLA PROPRIA STANZA
Molti genitori hanno in questo periodo molto più tempo per stare con i figli. Questo tempo può essere valorizzato per aiutare i bambini a conquistare importanti capacità per la loro autonomia e la cura di sé:
– il controllo sfinterico e l’abbandono del pannolino
verso il quale si può ed è bene lavorare a partire dall’età di 4 mesi e mezzo. Per la descrizione dettagliata delle modalità, rimando gli interessati al mio articolo sul sito psicologi-italia, https://www.psicologi-italia.it/famiglia/famiglia-e-bambini/articoli/pip-e-cacca-nel-vasino-educazione-al-controllo-sfinterico.html.
– imparare a vestirsi e svestirsi
Per insegnarlo “non serve proporre e mostrare tutte le mosse da fare; è più utile lasciare al bambino il vestito, magari le prime volte un indumento un po’ grande e largo, chiedendogli di metterlo e toglierlo e lasciando che si cimenti da solo a scoprire come funziona e quali sono le modalità più convenienti (Faberi 2018, pp. 174-175).
– imparare a farsi la doccia da soli
– imparare a rifarsi il letto e riordinare la propria camera.
LA COLLABORAZIONE ALLE FACCENDE DOMESTICHE
Bambini e ragazzini hanno inoltre l’occasione ed il tempo di essere guidati a collaborare ancor più attivamente alla vita di famiglia, piccola società domestica: apparecchiare e sparecchiare la tavola; lavare ed asciugare le stoviglie; passare l’aspirapolvere; ecc. “I sensi della vista, del tatto, dell’udito, dell’odorato possono essere stimolati, nella cura degli spazi familiari. Ampliare la percezione ai vari elementi terra, aria, fuoco, con attività come impastare, curare le piante, gli animali domestici, pulire i vetri, passare il battitappeto, curare l’apparecchiamento e sparecchiamento della tavola, preparare la sera il tavolo con la colazione della mattina fatta insieme alla famiglia, compatibilmente con gli orari dei genitori, è utile ai bambini. Per i piccoli, anche poi diventati adolescenti, la casa dovrebbe essere una palestra, un luogo in cui esprimere la propria autonomia, nell’aiuto reciproco e sociale di scambio fra le parti, affinando la capacità di essere presenti nell’atto del fare e del pensare” (Montini 2019, pp. 183-184).
GIOCARE CON PAPA’ E MAMMA
Papà e mamma hanno forse anche più tempo per giocare e cre are con i loro figli. “Nel fanciullo, la volontà e l’impulso al fare vengono sviluppati attraverso proposte di attività ricche di senso e di valore. Freya Jafke, autrice di diversi libri e maestra in un asilo a Rutlingen in Germania, dice che si può constatare con meraviglia, che quando padri e madri si mettono a creare giocattoli in presenza dei loro bambini, si instaurano rapporti del tutto nuovi sia con il giocattolo stesso che con i genitori. Ho potuto constatare tutto ciò spesse volte, quando i “babbi falegnami” si mettevano all’opera in un angolo dell’asilo che ho fondato a Desenzano, per creare oggetti insieme ai loro figli: … che atmosfera magica di operosa attività comune! Una cosa che trovo sempre ricca di poesia e che suggerisco alle mamme con bimbi piccoli è quella di creare per loro una bambola di pezza per i loro bambini” (Montini 2019, p. 180).
MANTENERE I RITMI
Concludo questa riflessione sottolineando che, nonostante le condizioni eccezionali, vanno mantenuti i ritmi e gli orari della solita vita quotidiana. Il ritmo è fondamentale nell’educazione e nella crescita di bambini e ragazzi.
BIBLIOGRAFIA
Faberi M., 2018, Psicopedagogia dello sviluppo, FrancoAngeli, Milano.
Faberi M. (a cura di), 2019, Bambini e ragazzi che chiedono aiuto, Edizioni del Rosone, Foggia.
Montini C., “Ritmo come stile di vita”, in Faberi M. (a cura di), 2019, Bambini e ragazzi che chiedono aiuto, Edizioni del Rosone, Foggia.
Rousseau J.J., 1997, Emilio, tr.it. Massimi P., Mondadori, Cles (TN).
Sangalli A.L., L’attività motoria compensativa, 2^ed., Trento Unoedizioni, Trento.