RIASSUNTO
Per analizzare l’evoluzione del valore di lattato post-esercizio durante un campionato Regionale di decathlon, sono stati effettuati dei micro-prelievi ematici eseguiti su 13 atleti di sesso maschile.
I risultati ottenuti sono i seguenti: pre-competizione (fine del riscaldamento) 1° giorno – 2,6 ± 1,0 mmol.L-1; 100m – 13,9 ± 5,0 mmol.L-1; salto in lungo – 7,6 ± 3,0 mmol.L-1; salto in alto – 5,8 ± 4,0 mmol.L-1; getto del peso – 5,8 ± 3,3 mmol.L-1; 400 metri – 16.6 ± 3.1 mmol.L-1, pre-competizione (fine del riscaldamento) 2 ° giorno – 3,4 ± 2,1 mmol.L-1; 110m ostacoli – 9,2 ± 3,7 mmol.L-1; lancio del disco 1,8 ± 0,8 mmol.L-1; salto con l’asta – 2,4 ± 1,3 mmol.L-1; tiro del giavellotto – 1,8 ± 0,7 mmol.L-1; 1500m – 13,5 ± 2,8 mmol.L-1.
Si è osservato che il valore di lattato successivo a ciascuna delle specialità del decathlon è simile a quella in letteratura per le corrispondenti specialità singole. Da questo punto di vista, il decathlon può essere paragonato a una successione di prove isolate.
Introduzione
Il decathlon è una specialità atletica che si sviluppa nell’arco di due giorni. Consiste in una successione di gare tutte diverse (4 gare di corsa, 3 salti e 3 lanci) che coinvolgono le tre qualità fondamentali: forza, velocità e resistenza.
Il primo giorno di gara vengono eseguite nell’ordine i 100 metri piani, il salto in lungo, il getto del peso, il salto in alto e la prova dei 400 metri piani. Il secondo giorno inizia con la prova dei 110 metri ad ostacoli, seguita dal lancio del disco, il salto con l’asta, il tiro del giavellotto e termina con la prova dei 1500 metri. Ogni fase di gara è separata dalla successiva da periodi di recupero attivo e da riscaldamenti/ri-riscaldamenti di durata diversa.
Questi periodi di transizione tra le gare molto probabilmente favoriscano l’eliminazione dell’acido lattico prodotto dall’intensità della gara precedente e preparano l’organismo allo sforzo successivo. Il decathlon può quindi essere considerato come un prova intermittente a lungo termine dove le capacità glicolitiche legate allo sviluppo della fatica muscolare sono inclini a diminuire.
Il lattato post esercizio è funzione di queste capacità glicolitiche e può riflettersi in modo indiretto sull’intensità delle diverse gare del decathlon, realizzato in situazione competitiva nel contesto di un campionato ufficiale. Per completare il prime ricerche realizzate da Beaulieu et al. (1995), e verificare se lo sviluppo del decathlon influisce sulla intensità di esecuzione delle gare rispetto alle stesse gare realizzate in competizione individuali, abbiamo misurato il valore di lattato post-esercizio in una gara di decathlon e confrontato i valori ottenuti con i dati delle stesse prove inserite nella letteratura esistente. Questo studio è quindi il primo a proporre la descrizione completa dell’evoluzione della lattacidemia post-esercizio durante un decathlon in un contesto competitivo.

Materiale e metodi
Soggetti
Lo studio ha avuto luogo durante il campionato regionale di decathlon dei paesi della Loira. Tredici atleti di sesso maschile di livello regionale (età: 25,8 ± 5,6 anni; peso: 71,8 ± 7,3 kg; dimensione: 179,1 ± 7,2 cm) hanno accettato di partecipare a questo studio, dopo essere stati informati del protocollo. Tutti si allenano regolarmente da almeno due anni.
Le gare del primo giorno (sabato) sono iniziate con i 100 metri piani alle ore 14.30 e sono terminate 375 minuti dopo (alle 20.45) con la prova dei 400 metri piani, in precedenza tra i 100 piani e i 400piani si sono svolte nella successione il salto in lungo e il salto in alto e il getto del peso. La gara di salto in alto ha avuto luogo prima della competizione di getto del peso a causa di problemi di congestione nelle pedane. Il giorno successivo la competizione è ripresa alle 10.15 con i 110 m ad ostacoli, il lancio del disco, il salto con l’asta, il lancio del giavellotto ed è terminata con la prova dei 1500 metri, 380 minuti dopo (alle 16.35)
Rilevamenti
La misurazione delle concentrazioni di lattato nel sangue è stata effettuata da micro-analisi del sangue alla estremità del dito all’inizio di ogni giorno di gara, al termine della fase di riscaldamento (misura pre-competizione) e tre minuti dopo ogni prova (Arkray Analyzer, Kyoto, Giappone).
Trattamento dei risultati
I risultati sono presentati sotto forma di medie ± deviazione standard. I diversi valori di lattato ottenuti nei rilevamenti sono state confrontati con un t-test abbinato.
Le differenze sono considerate significative per P <0,05.

Risultati
Analisi globale dei valori di lattato misurato nei due giorni di gara
I due giorni di competizione hanno profili di lattato simili, i valori più importanti si osservano all’inizio e alla fine della giornata dopo le gare di corsa (fig. 1). Tuttavia, le medie giornaliere sono più elevate nella prima giornata di gare (10,1 ± 5,8 mmol.L-1 (primo giorno) contro i 5.4 ± 5,2 mmol.L-1 (secondo giorno); P <0,05).
Concentrazioni ematiche di lattato riscontrate durante la prima giornata di gara
Alla fine del riscaldamento, la concentrazione ematica di lattato ha raggiunto 2,6 ± 1,0 mmol.L-1. Tutti i valori di lattato post-esercizio misurati durante questa giornata di gara sono significativamente più alti di questo valore.
Dopo i 100 metri, la lattacidemia ha raggiunto un valore di 13,9 ± 5,0 mmol.L-1. Questo valore era significativamente più alto di quello misurato dopo le competizioni di salto in lungo (7,6 ± 3,0 mmol.L-1), di salto in alto (5,8 ± 4,0 mmol.L-1) e di getto del peso (5,8 ± 3,3 mmol.L-1). Non ci sono state differenze significative nei valori di lattato misurato al termine di queste tre gare. Nell’ultima gara, i 400 metri, è stato misurato un valore di 16,6 ± 3,1 mmol.L-1 superiore a tutte le gare della giornata, ma questi valori di lattato non erano diversi da quelli riscontrati dopo la prova dei 100 metri piani.

Grafico 1. Concentrazioni medie di lattato nel sangue riscontrati durante la prima giornata di decathlon.

Grafico 2. Concentrazioni medie di lattato nel sangue riscontrati durante la seconda giornata di decathlon
(R – 1° gior. e R – 2° giornata corrispondono alle misure di lattato precedenti alla competizione effettuate rispettivamente durante 1° e 2° giorno; * = significativamente differente dalla rispettiva misura precompetitiva).
Concentrazioni ematiche di lattato riscontrate nel secondo giorno di competizione
La concentrazione ematica di lattato era di 3,4 ± 2,1 mmol.L-1 alla fine del riscaldamento (non significativo nei confronti del 1° giorno). La competizione riprende con i 110 ostacoli che hanno portato ad un aumento significativa della quantità di lattato (9,2 ± 3,7 mmol.L-1). Questo valore è risultato di gran lunga superiore a quello misurato dopo le successive tre gare (lancio del disco: 1,8 ± 0,8 mmol.L-1; salto con l’asta: 2,4 ± 1,3 mmol.L-1; tiro del giavellotto: 1,8 ± 0,7 mmol.L-1) ma inferiore ai valori post 1500m (13,5 ± 2,8 mmol.L-1). La lattacidemia riscontrata al termine della gara dei 110 metri ad ostacoli e della prova dei 1500m era significativamente maggiore alla quantità di lattato misurato subito dopo il riscaldamento del secondo giorno di gara. Per il salto con l’asta, questo valore era simile al valore misurato all’inizio della giornata di gare, mentre per il giavellotto e il disco, è stato riscontrato un valore inferiore.
Discussione
La letteratura non riporta molti dati sulle misurazioni dei valori di lattato post-esercizio durante il decathlon. Solo Beaulieu et al. (1995) hanno voluto testare questo parametro ma concentrandosi solo sulle gare di corsa e sui salti.
Il nostro studio è quindi il primo a presentare una misurazione completa del lattato post-esercizio durante una competizione. Questa ricerca permette di avere una rappresentazione indiretta dell’intensità e del possibile impatto metabolico delle diverse specialità nel corso di una prova di decathlon.
Nel nostro studio, la prima misurazione del lattato è stata eseguita alla fine del riscaldamento, 15 minuti prima dell’inizio dei 100m (2.6 ± 1.0 mmol.L-1). La concentrazione di lattato nel sangue misurata al termine della prova dei 100 metri (13,9 ± 5,0 mmol.L-1) è paragonabile a quella precedentemente riscontrate da Beaulieu et al. (1995) durante un decathlon (12,1 ± 2,9 mmol.L-1). I valori di lattato post-100 metri piani sono nello stesso ordine di grandezza di quella misurati in prove isolate (esempio, Bret et al. 2001: 12,5 ± 1,5 mmol.L-1). In effetti la prova dei 100 metri è la prima specialità del decathlon e attribuisce in questo contesto lo stesso coefficiente di lattato della prova isolata.
I valori del lattato misurati per il salto in lungo sono coerenti con quelli (5,3 ± 2,2 mmol.L-1) riportati da Beaulieu et al. (1995). In seguito ad un problema delle pedane di salto e lancio, il salto in alto è stata invertito con il peso, questa variazione ha portato gli atleti alla successione 100 metri, lungo e salto in alto prima di passare al peso. I valori di lattato post-salto in alto è stato misurato a 5,8 ± 4,0 mmol.L-1, nessun valore di lattato dopo un test di salto in alto è mai stato pubblicato a nostra conoscenza, è difficile discutere del possibile impatto di questa inversione sul valore di lattato post-esercizio
D’altra parte, i valori registrati al termine della prova di getto del peso sembrano esageratamente alti, soprattutto rispetto a quanto osservato per gli altri due lanci (peso: 5,8 ± 3,3 mmol.L-1; disco: 1,8 ± 0,8 mmol.L-1; giavellotto: 1,8 ± 0,7 mmol.L- 1). L’inversione della successione delle prove peso – alto, con alto – peso, in seguito a problemi di congestione delle pedane, ha richiesto per alcuni atleti, nella dinamica della giornata di gara, una successione anomala ed estremamente rapida tra il salto in alto e il getto del peso, questa variazione potrebbe aver interferito con la dinamica di gestione della gara e con i risultati. I valori di deviazione standard per i valori di lattato misurati dopo il salto in alto ed il getto del peso sottolineano una significativa variabilità individuale. La variazione oraria a cui sono stati costretti alcuni atleti in quel momento della competizione, hanno indotto gli atleti più performanti nel salto in alto ad eseguire i loro salti più velocemente di quanto avviene normalmente, per non ritardare troppo la successiva prova di lancio. Questi atleti che al termine della prova di salto in alto hanno dovuto passare rapidamente dal salto in alto alla pedana del getto del peso per effettuare il lancio, probabilmente non hanno avuto il tempo sufficiente per un adeguato recupero e di conseguenza si potrebbe formulare l’ipotesi che i valori di lattato registrati al termine di questa gara sottolineino in effetti, l’incapacità transitoria del metabolismo di questi atleti ad eliminare in modo sufficiente il lattato accumulato durante le gare precedenti. Questo può quindi spiegare gli elevati valori di deviazione standard del nostro studio. Sarà interessante in futuro poter effettuare misurazioni della lattacidemia dopo una gara di getto del peso individuale e durante una gara di decathlon per descrivere con precisione l’impatto glicolitico di questo esercizio. Il quale è sicuramente vicino agli altri lanci (giavellotto e disco).
Per i 400 metri, Hirvonen et al. (1992) hanno rilevato delle concentrazioni di lattato nel sangue simili a quelli del nostro studio (17,3 ± 0,9 mmol.L-1) mentre Lacour et al. (1990) hanno misurato valori leggermente superiori (20,1 ± 2,2 mmol.L-1). Durante un decathlon, sei minuti dopo la fine della prova dei 400 metri piani, Beaulieu et al. (1995) ha stimato il valore di lattato a 16,4 ± 2,4 mmol.L-1. Ma la prova dei 400 metri è l’ultima gara della prima giornata e viene quindi effettuata in un momento in cui la fatica accumulata potrebbe avere un ruolo importante.
Altri studi dovranno verificare se il completamento delle prime cinque gare del decathlon non altera in modo significativo le capacità glicolitiche muscolari, come potrebbero suggerire i diversi valori della lattacidemia osservati in questo studio e in letteratura. I valori di lattato misurati all’inizio della seconda giornata di gare sono paragonabili a quelli riscontrati all’inizio del primo giorno (3,4 ± 2,1 mmol.L-1,) e a quelli stimati da Beaulieu et al. nel 1995 (primo giorno: 2,4 ± 0,7 mmol.L-1; giorno: 2,6 ± 0,5 mmol.L-1). Questi valori sono certamente un riflesso dell’attività muscolare dovuto al periodo di riscaldamento, costituito da fasi di corsa lenta, mobilità ed esercizi di accelerazione.
Tranne che nello studio di Beaulieu et al. (1995), effettivamente nessun dato è stato fornito sul valore di lattato post 110 metri ad ostacoli, gara che apre il secondo giorno nel decathlon. I valori ottenuti nel nostro studio (9.2 ± 3.7 mmol.L-1) sono vicini ma leggermente superiori a quelli misurati da questi autori (7 ± 1,3 mmol.L-1).
I valori di lattato misurati durante le successive tre gare (disco, salto con l’asta e giavellotto) sono bassi (per disco e giavellotto, vedi discussione sopra) e l’unico valore paragonabile in letteratura è quello riscontrato al termine della prova di salto con l’asta. In effetti, Beaulieu et al. (1995) stima il lattato post salto con l’asta (nel decathlon) a 5,4 ± 1,3 mmol.L-1. Nel nostro studio, questo è stato misurato a 2,4 ± 1,3 mmol.L-1. Non è stato trovato (per ora) alcun valore di lattato post salto con l’asta pubblicato per questa gara durante il concorso individuale.
La gara dei 1500 metri è l’ultima prova del decathlon ed è spesso considerata come la più difficile per e dagli atleti, questi atleti (come risaputo) hanno un profilo energetico indirizzato più verso lo “sprint-forza” piuttosto che “forza-resistenza” (Faris et al. 1980). Vi è in tutto ciò, una analogia con i 400 metri piani, i valori registrati nel nostro studio (13,5 ± 2,8 mmol.L-1) si collocano tra quelli riportati da Lacour et al. (1990) in un test isolato (18,0 ± 2,7 mmol.L-1) e tra quelli riportati da Beaulieu et al. (1995) in a decathlon (11,8 ± 2,2 mmol.L-1).
Come durante il primo giorno di gara, la sequenza delle diverse gare della seconda giornata non sembrano avere conseguenze significative sulle capacità glicolitiche muscolari
In conclusione, i valori di lattato variavano tra 16,6 ± 3,1 e 9,2 ± 3,7 mmol.L-1 per le corse, tra 7,6 ± 3,0 e 2,4 ± 1,3 mmol.L-1 per i salti e tra 5,8 ± 3,3 e 1,8 ± 0,7 mmol.L-1 per i lanci. Concentrazioni di livelli ematici di lattato sono stati misurati in ordine decrescente per i 400m (16.6 ± 3.1 mmol.L-1), i 100m (13.9 ± 5.0 mmol.L-1), i 1500m (13,5 ± 2,8 mmol.L-1) e ostacoli di 110m (9,2 ± 3,7 mmol.L-1). Questa prima osservazione si sta accostando ad uno studio recente che mostra come, quando si compete in un decathlon, i picchi della frequenza cardiaca siano più elevati durante gare di corsa poi durante i salti e lanci (Durand e Beaune, 2006).

Le pulsazioni sono prese prima dell’inizio della prova e subito al termine della stessa. Occorre notare che in generale, le pulsazioni all’inizio di ogni gara variavano tra le 100/110 (salvo che per le prove dei 100m e i 110h nelle quali si sono riscontrate pulsazioni tra le 120/130)
Questo studio ci invita a porre la seguente domanda: dovremmo prendere in considerazione il decathlon come una successione di esercitazioni isolate o piuttosto come un prova prolungata in cui le capacità di esercizio sono gradualmente alterate?
In effetti, i valori riportati in questa ricerca rispetto a quelli della letteratura potrebbero sostenere la prima proposta. Tuttavia, è impossibile per noi affermare che un decatleta sia capace di realizzare in tutte le gare del decathlon, una performance identica a quella che potrebbe ottenere in una gara isolata. Sembra probabile che durante un decathlon l’affaticamento (interno ed esterno) più o meno importante si sviluppi durante la gara.
Inoltre, i decatleti raramente realizzano più di tre competizioni di questo tipo durante l’anno. Sarà quindi necessario monitorare con più precisione i valori di un decatleta in condizioni di esercizio isolato e confrontare queste abilità a quelle osservate durante un decathlon. Sarà inoltre interessante valutare se, durante il decathlon, la successione delle gare, alternate a momenti di recupero e riscaldamento, provochi alterazioni “acute” della capacità di rimozione del lattato.
Misurare i valori di lattato poco prima della realizzazione di ogni prova e ripetuti ad intervalli regolari, seguendo il decorso corretto di ciascuna prova del decathlon avrebbe permesso, di descrivere meglio l’impatto di tale test sul metabolismo muscolare. Sfortunatamente, questo studio è stato realizzato in un campionato ufficiale nel quale gli atleti sono stati riluttanti all’intensificazione dei prelievi di campioni di sangue come avrebbero richiesto una ricerca completa e più approfondita.
Traduzione e adattamento
Graziano Camellini
Bibliografia (in originale)
BEAULIEU, P., OTTOZ, H., GRANGE, C., THOMAS, J., & BENSCH, C. (1995). Blood lactate levels of decathletes during competition. British Journal of Sports Medicine, 29, 80-84.
BRET, C., RAHMANI, A., MESSONNIER, L., BOURDIN, M., BEDU, E., & LACOUR, J.R. (2001).
Relation entre la concentration sanguine de lactate mesurée en fin de compétition et la performance sur 100m. Sciences et Motricité, 42, 24-28.
DURAND, S., & BEAUNE, B. (2006). Variation de la fréquence cardiaque au cours du décathlon. Science et Sports, 21, 32-35.
FARIS, A.W., GILEY, W.F., DEAN, G.M., & THE, K.C. (1980). Physiological profiles of world class decathlon athletes in training. Journal of Sports Medicine, 20, 285-290.
HIRVONEN, J., NUMMELA, A., RUSKO, H., REHUNEN, S., & HARKONEN, M. (1992). Fatigue and changes of ATP, creatine phosphate and lactate during the 400m sprint. Canadian Journal of Sports Sciences, 17, 141-144.
LACOUR, J.R., BOUVAT, E., & BARTHELEMY, J. (1990). Post competition blood lactate concentrations as indicators of anaerobic expenditure during 400m and 800m races. European Journal of Applied Physiology and Occupational Physiology, 61, 172-