L’iperconnessione e il tempo trascorso sugli schermi dagli atleti spesso portano a significative restrizioni croniche al sonno. Con ripercussioni sulla salute, ma anche sulle prestazioni.

Una ricerca condotta nel 2015 con 530 atleti di alto livello sui comportamenti legati alla salute in senso lato dimostra già una cosa: non sono diversi dal resto della popolazione! In particolare nel loro rapporto con le nuove tecnologie di comunicazione e informazione. Occorre capire che un giovane atleta ha una vita così densa e intensa, tra lezioni, formazione, tirocini, gare, molto più di qualsiasi altro giovane della sua età, che spesso ha bisogno di tagliare con il reale e per avere momenti di socialità anche virtuali. Solo che tutto ciò può rapidamente cadere in un modello che può portare ad aumento eccessivo del tempo trascorso davanti agli schermi sia nel tempo impiegato per i pasti, ma anche e soprattutto per il sonno. Abbiamo scoperto che a volte c’era una differenza fino a un’ora tra alcuni sportivi di diverse discipline – in questo studio, i calciatori sono ad esempio i più “professionisti” nel recupero, i giocatori di basket sono quelli che dormono meno – mentre hanno comunque gli stessi bisogni fisiologici e il sonno rimane per tutti il primo fattore di recupero, qualunque sia l’età. I giovani non sono i soli esposti. Abbiamo visto derive anche negli atleti più anziani, ma più spesso a causa delle serie tv e soprattutto dei videogiochi. Gli atleti di maggior successo sono i padroni del tempo. Sfortunatamente, il tempo del sonno e la colazione sono sempre più spesso oggi regole variabili a beneficio di altre esigenze meno vitali.
Anche se spesso sono accusati di essere in una loro bolla, gli atleti di alto livello rimangono comunque, giovani donne e giovani uomini come gli altri. E quindi soggetti alle stesse seduzioni. A partire da quello dell’iperconnessione. Impossibile o quasi oggi fare a meno del telefono, in particolare dello smartphone, che negli anni è diventato non solo un semplice strumento di comunicazione, ma anche un oggetto di moda, intrattenimento, assistenza, apprendimento e soprattutto uno strumento essenziale di sociabilità.
Le nuove tecnologie nel loro insieme (telefoni cellulari, schermi, tablet, computer, orologi) si sono moltiplicate e hanno sviluppato nuove (cattive) abitudini quotidiane. Pur non avendo difetti particolari, rendono possibile informarsi e reagire in tempo reale, comunicare con le persone a loro vicine superando le distanze, a volte ridurre il senso di solitudine facilitando l’integrazione e la socializzazione dei giovani all’interno della loro comunità, questi dispositivi multifunzionali e multitasking causano dipendenza e talvolta portano a comportamenti compulsivi, per tempi di uso eccessivo.
Alcuni psichiatri confermano che “coloro che sono collegati fanno tutti la stessa osservazione: una volta che hanno iniziato, non possono farne a meno. Stanno scoprendo nuovi usi e sono sempre più dipendenti da loro”. Internet in particolare offre loro un’impressione (o un’illusione a seconda del caso) di onnipotenza e ubiquità. Alcuni ricercatori discutono anche della possibilità o addirittura della probabilità per questi utenti compulsivi di soffrire di problemi psicologici (ansia, depressione, isolamento) o più semplicemente, cambiamenti di umore, irrequietezza e irritabilità. Un nuovo termine, nomofobia è persino apparso nel vocabolario per designare un disturbo ricorrente: l’ansia di non essere collegato alla rete o di essere separato dal tuo cellulare!
Questi dispositivi multifunzionali e multitasking creano dipendenza e talvolta portano a comportamenti compulsivi.
Ci colleghiamo durante le lezioni e in particolare la sera
Gli atleti, anche di alto livello, non sono immuni al fenomeno e come quasi tutte le persone, anche loro sono puntuali e sullo schermo. “Un giorno, ho visto due tirocinanti nella stessa stanza a due metri l’uno dall’altro parlare tra di loro … tramite il loro telefono. Anne Templet, referente per i minori in seno all’INSEP sorride e ci dice “c’è ancora qualcosa che non va, nelle relazioni c’è ancora molto da fare”. Mentre la maggior parte degli atleti, soprattutto i più piccoli, dichiarano di utilizzare i social network nel loro tempo libero, al risveglio, a mezzogiorno e in viaggio, alcuni ammettono anche di connettersi durante le lezioni, l’allenamento e il lavoro! Usano anche questi strumenti e la rete per mantenere la loro immagine e la propria notorietà. Sono sempre più numerosi gli atleti che chiedono ad aziende specializzate di aiutarli “a meglio” comunicare ed evitare il “bad – buzz” (il bud – buzz è un “passaparola” negativo che si sviluppa e si amplifica su Internet. Altera la comunicazione di un’azienda, un marchio o una persona pubblica che la subisce o la provoca. Molto spesso, si tratta di una campagna di marketing che non funziona come previsto e che è soggetta a critiche, beffe o dirottamenti degli utenti di Internet, in particolare sui social network) che potrebbe anche avere un impatto negativo sulle loro prestazioni e sulla loro carriera sportiva (Tuttavia, e nonostante ciò che suggerisce, un bud – buzz può anche essere efficace nel ripristinare la propria immagine. Gestito e organizzato in modo efficace, intelligente, quest’ultimo può invertire la tendenza e portare a qualcosa di positivo. Se un marchio o un individuo riesce a guidarlo a suo favore, gli utenti di Internet manterranno ciò che è stato implementato per alleviare il problema). Queste strumenti essenziali non solo hanno assorbito molto della loro giornata, ma anche delle loro notti. Fabrice Burlot ricercatore di sociologia presso il laboratorio all’interno dell’INSEP ci dice che dalle 22.00, quando le luci si spengono, i telefoni iniziano a funzionare e vengono istituite altre forme di relazioni ed emergono nuovi problemi.

I giovani giocatori di basket, sono spesso citati come cattivi esempi in termini di sonno. In particolare, gioca a loro sfavore, la propensione a trascorrere del tempo, molto tempo, sui loro schermi nelle ore tarde per essere in grado di seguire “dal vivo” le partite del campionato NBA dall’altra parte dell’Atlantico. Questo comporta, avere notti molto, troppo brevi (tra le 6 e le 7 ore di sonno in media). Tahar Assed, capo della divisione francese di pallacanestro di INSEP, riconosce il fenomeno ma cerca di circoscriverlo. “È soprattutto quando inizia il periodo di play-off e ancora di più durante le finali di maggio-giugno, che i giocatori a volte rimangono un po’ più davanti ai loro schermi nel bel mezzo della notte per guardare le partite, ma secondo me, non è questo problema maggiore, in quanto ci spiega è un periodo di tempo limitato. Tuttavia, durante tutto l’anno, tra chiamate inopportune in qualsiasi momento della giornata, scambi di SMS, social network, ecc., ci sono davvero ripercussioni reali sul sonno e sul recupero. Un tempo, all’interno del gruppo, avevamo adottato alcune misure draconiane, come l’imposizione di determinati slot o il recupero dei telefoni durante il riposo e durante i pasti. Ma oggi ci fidiamo di più di loro. Ad ogni modo, non abbiamo scelta. I giocatori devono essere responsabili e capire come devono comportarsi per avere successo. Tutto ciò implica anche molti scambi e non esito a parlarne con loro, quando vedo che un giovane ha postato dei commenti alle 2 o alle 3 del mattino. Anche la scuola e il team che segue il gruppo dei minori sono i nostri radar e ci avvisano quando sentono che un giocatore è stanco, disturbato, ecc. Ad ogni modo, ognuno deve capire che: l’alta competizione è il giudice di pace. E se non sei all’altezza, paghi il prezzo. “
Importante privazione del sonno
Dopo il tramonto, ognuno si prende il tempo di ricevere e inviare SMS, “chat”, tweet o post sui social network. Ma anche per parlare con i propri cari, per giocare online, per guardare film o partite di basket NBA! Usando i loro computer, tablet e smartphone la sera, prima o dopo cena e nei loro letti, gli atleti non fanno che esporre semplicemente la propria vita sul web. Tutto ciò comporta ritardare l’ora del riposo ed una significativa privazione del sonno. Come molte persone, mantengono i loro dispositivi funzionanti, nelle loro stanze mentre dormono e vedono la loro notte ed il sonno disturbato da messaggi e altre notifiche ricevute
a tutte le ore … e alle quali si affrettano, ovviamente, a rispondere. Il 90% degli atleti consulta il proprio dispositivo due ore prima di dormire, oltre il 50% lascia il cellulare acceso durante la notte. La luce blu riflessa dagli schermi inibisce quindi la secrezione di melatonina (uno studio recente ha dimostrato che la produzione di melatonina diminuisce di quasi il 25% dopo aver visto un film su un tablet prima di addormentarsi!) aumentando la vigilanza e ritardando l’orologio biologico. Questo può portare a gravi restrizioni croniche al sonno.
Di conseguenza, il 42% delle persone con meno di 18 anni dorme meno di 8 ore a notte e il 92% meno di 9 ore a notte. Ad ogni età, sono sempre di più e sempre più numerosi coloro che passano sotto l’asticella simbolica delle 7 ore di sonno. Il sonno è una delle dimensioni essenziali della salute, del benessere e delle prestazioni. Se gli studi epidemiologici dimostrano che il debito del sonno può rapidamente generare rischi per la salute e varie patologie (obesità, ipertensione …), per gli atleti le conseguenze sono significative anche nella loro vita quotidiana e nei loro risultati.

“La privazione del sonno può ad esempio indebolire il sistema immunitario e rendere il corpo più vulnerabile ai virus”, afferma Mathieu Nédelec. Si calcola che le infezioni, soprattutto in inverno, per un atleta di alto livello può comportare, in una stagione fino a 10 – 20 giorni di allenamento persi, o eseguiti a bassa intensità. La fatica accumulata da notti troppo brevi si manifesta molto rapidamente.
Il corpo ha più difficoltà ad iniziare la mattina, il tempo dedicato alla colazione diventa una quantità trascurabile per non parlare di coloro che, dopo un risveglio tardivo, “saltano” questo primo pasto per andare in classe o per l’allenamento, durante il giorno si sente la mancanza di energia, il livello di attenzione diminuisce, così come il grado di motivazione e le prestazioni intellettuali. Oltre ad avere un impatto sui risultati scolastici, gli atleti iperconnessi sono esposti a un calo delle loro prestazioni sul loro campo di espressione preferito. Tengono meno la distanza, il loro gesto tecnico si deteriora …
Il tempo di permanenza davanti a uno schermo piuttosto che “tra le braccia di Morfeo” (dormire in modo profondo e tranquillo) potrebbe di conseguenza costare punti preziosi o centesimi nella corsa alla medaglia.
“A causa della loro attività, delle loro esigenze fisiologiche e psicologiche, i migliori atleti dovrebbero dormire tra le 9 e le 10 a notte per riprendersi e adattarsi bene al carico di allenamento, continua Mathieu Nédelec. È stato dimostrato che aumentando il suo tempo di sonno di 1,5 ore in 5 – 7 settimane un giocatore di basket potrebbe ad esempio migliorare la sua precisione nel tiro libero o nel tiro da tre punti e un atleta essere più veloce nello sprint. E non è solo una questione di quantità. Naturalmente, anche la qualità del sonno deve essere presente. “
Prevenzione e strategie per facilitare il sonno
Tutti i giovani sportivi hanno una forte motivazione ed ognuno in cuor suo sostiene un progetto di successo. Occorre far capire loro che in questo percorso ci sono molti parametri da tenere in considerazione, incluso il recupero. Giovani e meno giovani, devono assumersi delle responsabilità, imporsi uno stile di vita digitale e imparare a disconnettersi.
Cifra importante: il 97% degli sportivi usano i social media almeno una volta al giorno.
I social network stanno assumendo una notevole importanza tra gli atleti. Il 97% lo usa almeno una volta al giorno, oltre i due terzi utilizzano i social media almeno tre volte al giorno, mentre solo il 4% (circa venti) non lo usa mai o poche volte alla settimana.

“Per completare il lavoro educativo, che deve essere effettivamente svolto in modo continuo, stiamo implementando varie strategie per migliorare la qualità del sonno in questi atleti che presentano un deficit”, afferma Mathieu Nedelec. Abbiamo ad esempio, valutato l’efficacia di un materasso termoregolante per catturare il calore durante la notte e raffreddare delicatamente il corpo. Inoltre è stato recentemente condotto uno studio sugli effetti benefici della terapia della luce con luce bianca e un simulatore dell’alba che facilita la dissipazione dell’inerzia del sonno.” Si cerca di dare alcune raccomandazioni pratiche al fine di limitare i disturbi del sonno anche durante i raduni di allenamento e/o durante la permanenza per competizioni all’aperto, come ad esempio riunire nella stessa stanza atleti con un cronotipo simile, vale a dire coloro che preferiscono svolgere un’attività intellettuale e/o fisica in determinati momenti della giornata piuttosto che in altri. Esistono anche soluzioni come la funzione night shift (la funzione con cui il display cambia colore nelle ore serali per conciliare il sonno dell’utente che sta utilizzando il dispositivo) presente su alcuni computer e smartphone per limitare l’impatto della luce blu.
Ma quando il desiderio di comunicare e di apprendere nel mondo virtuale diventa troppo forte e tutto questo ha la precedenza sul sonno, spetta solo agli atleti di alto livello assumersi la responsabilità e non rimanere chiusi nella loro bolla, con la pena di dover conoscere molte delusioni, queste sì molto reali.
Traduzione e adattamento di: Graziano Camellini
Tratto da: Le magazine de l’institut national du sport, de l’expertise et de la performance – n°34 agosto 2019
Titolo originale: Les sportifs à l’ère et à l’heure du tout écran
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