La lombalgia è una condizione dolorosa dell’area corporea compresa tra le ultime coste e la zona glutea [1]. Nel 15% dei casi la lombalgia ha il proprio esordio in seguito ad un evento traumatico [2]. Nell’85% dei casi, invece, il paziente non riesce a ricondurre l’esordio ad un evento specifico ed indicherà una graduale e subdola comparsa del dolore [3].
Una lombalgia viene definita aspecifica quando la dolorabilità è diffusa e non è possibile individuare una componente anatomica precisa come causa del dolore [4]. Spesso una lombalgia aspecifica si manifesta in caso di gravidanza, raggiungendo il proprio apice nel terzo trimestre [5].
Molte volte il dolore lombare è talmente intenso da determinare limitazione funzionale che influisce sulla capacità di compiere movimenti fino a limitare il paziente nella sua vita quotidiana [6].
Secondo un’analisi statistica, nel solo Regno Unito, nel 1998, sono stati eseguiti 4,38 milioni di trattamenti osteopatici [7] e tra questi il principale motivo di consulto è risultato essere proprio la sintomatologia lombare [8].
La grande diffusione del trattamento osteopatico per questo tipo di condizione potrebbe già essere visto come una testimonianza della sua efficacia. Questi dati non sono però sufficienti da un punto di vista scientifico. Sono stati dunque realizzati numerosi studi a riguardo: la prima revisione sistemica è stata presentata nel 2005 [9] ed attualmente vengono quotidianamente redatti articoli scientifici sull’argomento.
Ovviamente l’osteopatia non si pone come unica via percorribile per la riduzione della sintomatologia lombalgica, ma la sua efficacia è risultata essere tale che in Gran Bretagna il trattamento osteopatico è stato inserito nelle linee guida per la risoluzione di tale condizione dolorosa.
Una meta-analisi datata 2014 [10] ha analizzato svariati studi provenienti da USA, Inghilterra, Germania e Italia per un totale di più di 1500 pazienti trattati osteopaticamente. L’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico sembra riconducibile all’assenza di un protocollo di trattamento standard a favore di un approccio che differisce a seconda delle necessità del paziente [10].
In primo luogo il professionista si assicura che il dolore lombare sia trattabile: tramite raccolta anamnestica e vari test esclude eventuali red flags, ovvero segnali che potrebbero essere rivelatori di importanti condizioni cliniche di competenza medico-chirurgica. Se sussistono dubbi è sempre consigliata la consultazione medica per la prescrizione di esami strumentali.
Una volta che il paziente risulta essere trattabile, l’osteopata deve comprendere la causa del dolore e la sua natura, tralasciando eventualmente la zona sintomatica per concentrarsi sul distretto anatomico in disfunzione. La lombalgia potrebbe infatti essere dovuta a una scorretta postura, a problematiche agli arti inferiori o al bacino, ma anche a forti tensioni anteriori come nel caso di gravidanza o di disturbi intestinali.
Gli osteopati useranno un’ampia varietà di tecniche manuali terapeutiche per migliorare la funzione fisiologica e ripristinare la corretta omeostasi alterata o compromessa da eventuali disfunzioni del sistema scheletrico, articolare, miofasciale, vascolare, linfatico e neuroendocrino [11].
Come in qualunque ambito, talvolta un approccio multimodale e interdisciplinare risulta essere più efficace nel limitare il dolore in tempi più brevi. L’importante è rivolgersi a professionisti competenti e preparati. L’efficacia di un trattamento osteopatico, così come accadde per tutte le terapie manuali, è strettamente legato al valore del professionista.
Risulta essere importante non solo la buona manualità dell’osteopata, ma anche la sua capacità nel comprendere la problematica del paziente ed evidenziare eventuali controindicazioni al trattamento.