Il grande psoas è uno dei muscoli più forti presenti nel corpo umano: esso permette la flessione dell’anca e partecipa al mantenimento della postura agendo direttamente sul rachide lombare. Origina dai corpi, dai processi trasversi e dai dischi delle prime quattro vertebre lombari e dell’ultima dorsale; si porta inferiormente fino ad incontrare il muscolo iliaco, che origina dalla faccia interna dell’ileo, e forma con esso un tendine comune che va a inserirsi sul piccolo trocantere del femore.
Durante il suo decorso incontra diverse strutture anatomiche e questi rapporti determinano un’influenza reciproca nello stato di salute del muscolo e del viscere. Lungo il margine mediale dello psoas, ad esempio, giace l’uretere: quando un calcolo renale si incanala in questo dotto può causare un’irritazione che può influire anche sullo stato tensivo e infiammatorio del muscolo psoas. Talvolta un problema di appendicite può causare infiammazione che coinvolge anche lo psoas in quanto entrambe le strutture sono ricoperte dallo stesso strato tissutale chiamato peritoneo [1].
Esiste inoltre un link anatomico tra l’inserzione rachidea dello psoas e i pilastri diaframmatici. Questo permette un condizionamento reciproco tra i due muscoli in termini di biomeccanica e di stato tensionale.
Nella maggior parte dei casi però le problematiche allo psoas possono sfociare in lombalgia. Il dolore viene avvertito nella zona lombo-sacrale sia in posizione seduta sia in piedi, vi è difficolta nel raggiungere e mantenere una postura eretta e spesso il dolore raggiunge la zona glutea e la coscia controlaterale.
I sintomi potrebbero mimare l’erniazione di un disco intervertebrale [2]. Talvolta problematiche del muscolo ileopsoas possono portare a dolore addominale e inguinale. E’ importante dunque tenere presente questo muscolo in caso di pubalgia o problematiche riferite a livello dell’anca.
L’esordio della sindrome dello psoas può avvenire in modo improvviso o graduale. Nel primo caso avremo dolore che si manifesta nell’immediato, ad esempio dopo un repentino allungamento del muscolo che era rimasto in una posizione di accorciamento per un certo periodo; un esordio graduale può essere invece il risultato di stimoli intensi che si ripetono nel tempo, come accade ad esempio negli atleti velocisti.
I test neurologici risultano essere negativi ma all’esame obiettivo si nota spesso un’aumentata lordosi lombare e talvolta è presente una dismetria d’arto che può essere reale o determinata da uso improprio di ortesi plantare [3]. Il Thomas test risulterà positivo e al movimento potrebbe essere associabileuno snapping a livello della porzione interna dell’anca dovuto allo scorrimento del tendine dello psoas sulla componente ossea del bacino.
Il trattamento in caso di psoas syndrome deve in primis mirare a risolvere le cause dell’irritazione del muscolo, agendo sugli squilibri posturali ed eliminando eventuali correzioni plantari inappropriate. Lo psoas viene solitamente approcciato con un’inibizione manuale diretta e con tecniche di allungamento muscolare. Per ragioni di continuità anatomica, particolare attenzione va posta anche alla componente iliaca del muscolo ileopsoas e verso la cupola diaframmatica.
Fondamentale sarà poi la collaborazione del paziente nell’eseguire quotidianamente esercizi di stretching: più lo stretching del muscolo verrà eseguito con costanza, più brevi risulterano i tempi di recupero.