Record mondiale di Decathlon

Kevin Mayer più veloce, più alto, più forte

Kevin Mayer ha ottenuto un risultato storico facendo sua, la miglior prestazione mondiale di decathlon con 9126 punti. Doveva succedere, nell’ambiente sportivo, un luogo comune vuole che si sia capaci di “rialzarsi dopo una caduta”. Dopo aver commesso tre nulli nel salto in lungo agli Europei di Berlino in agosto, Kévin Mayer, 26 anni, si è rialzato velocemente, per arrivare più in alto ed in modo così deciso (citius-altius-fortius) fino al punto di diventare il primo francese a far suo il record del mondo di decathlon. “Ho detto, forse senza troppe certezza che Berlino è stato un danno ma anche un bene, penso e ora posso dirlo con certezza, che fare il record del mondo a Talence, è il sogno più bello che si è appena avverato “, ha dichiarato il campione davanti alla stampa.

Alza le braccia per salutare il nonno e nonna! La mano stringe il microfono, Kevin Mayer continua a ringraziare il pubblico e la sua famiglia. “Un bacio i miei genitori, un abbraccio a tutti i presenti”. È passato più di un’ora da quando Kevin Mayer ha ottenuto la migliore prestazione mondiale di decathlon e nessuno vuole lasciare lo stadio di Talence, teatro in questo fine settimana di uno dei più grandi successi dell’atletica francese. Mayer ha ottenuto il punteggio eccezionale di 9.126 punti, diventando il terzo atleta capace di superare la mitica barriera dei 9.000 punti nel decathlon dopo l’americano Ashton Eaton e il ceco Roman Sebrle. Il decathlon, competizione completa, in cui devi padroneggiare in due giorni dieci specialità (quattro gare di corsa, tre salti e tre lanci) è una gara unica. La gestione delle 48 ore di gara è anche una battaglia con te stesso, ogni momento ti ricorda instancabilmente che il decatleta non è fatto per passare da una prova di potenza a una di resistenza.

Il record di Ashton Eaton di 9.045 punti sembrava essere alla portata di Mayer. Grande amico, l’americano si è congratulato con lui su twitter: “Sono molto felice per Kevin Mayer e ancora di più per il futuro del decathlon” resterai sempre il mio idolo, ha risposto Kevin. Mayer, un bel ragazzo con un ciuffo biondo e un dio dello stadio (1.86m, 82kg), ha preso l’abitudine di banalizzare l’eccezionale. Atleta dotato, ha avuto nella sua carriera sportiva, un percorso lineare: Campione del mondo nel 2009 della categoria Allievi nell’octathlon a Bressanone con 6475 punti, Campione del mondo junior nel decathlon a Moncton nel 2010 con 7928 punti, Campione Europeo Junior a Tallin con 8126 punti sempre nel decathlon, Secondo classificato nel campionato europeo a Zurigo nel 2014, Vice campione olimpico a Rio nel 2016 con 8834 punti e infine Campione del mondo a Londra nel 2017 con 8768 punti.

Kevin Mayer, definisce il decatlon una “serie di avventure”, una “lotta” che si prepara tutto l’anno, una prova terribile da affrontare e che vive in noi per mesi, prima della competizione. L’anno scorso, a Londra, il ventiseienne francese è diventato l’atleta più completo al mondo. Capace di correre 100m in 10”66, di superare metri 5,60 nel salto con l’asta e scagliare il suo giavellotto oltre 70 metri, il campione del mondo di decathlon ha iniziato a far sognare. Perché il decathlon lo fa vibrare, quasi lo perseguita. “Quello che mi piace è che non sai mai cosa succederà”, Questa incertezza fa si che ci si ricordi per tutta la vita un decathlon.

Benvenuti nel mondo di Mayer. “Nel decathlon, devi concatenare 10 gare alla perfezione, ai miei occhi il record del mondo sembrava un’utopia. Ci ho pensato, ma non mi sono sentito pronto per farlo. Questo decathlon era solo un sogno, un momento elettrico. Se avessi ottenuto questo record ai Campionati Europei, non sarebbe stato lo stesso. Per due giorni ero in uno stato strano. Ero sotto pressione perché nelle ultime settimane mi è stato ricordato per circa 40.000 volte che avrei potuto battere il record del mondo”.
A Talence “Kéké la brace”, (soprannome coniato dal giornalista Patrick Montel, per ricordare il suo temperamento focoso ), ha riscaldato il pubblico dalla prima prova del Decastar, un record sui 100 metri in 10”55, poi una continuità di risultati impressionante, fino all’ultima prova, un rock’n roll di 1500 metri al suono di “Smoke on the water” (Deep Purple) accompagnato dagli applausi della folla.

“Nel salto in alto (4a prova), non avevo più gambe. È stato bellissimo superare questa prova. Il miglior momento della gara e forse il miglior momento della mia vita lo ho vissuto nella prova del giavellotto (9 ° prova, con un fantastico personale a 71,90 m), mii sono visto urlare come un pazzo. Ho anche visto la soddisfazione dei miei cari in quel momento. Mi ha dato i brividi”.

Come si costruisce un campione: “La prima volta che me ne ha parlato è stato dopo il decatlon di Rattingen”, ricorda l’allenatore Bertrand Valcin. Mi ha detto che potrebbe essere una fonte di motivazione. Questo record non è stato costruito in tre mesi. È il culmine di dieci anni di lavoro, o più se si conta il suo inizio, l’educazione ricevuta dai genitori e la sana emulazione che esisteva con i suoi fratelli. L’avventura di alto livello, inizia nel 2008 quando Kevin chiede al responsabile delle prove multiple Jean-Yves Cochand di unirsi al polo di Montpellier. “La prima volta che l’ho visto,” dice Cochand, “è stato ai Campionati Francesi di Vittel, una cosa mi ha colpito immediatamente: il suo aspetto. I suoi occhi potevano dire che era in grado di diventare un grande atleta anche se aveva appena iniziato”

A Montpellier, Mayer farà due incontri fondamentali: Bertrand Valcin e Romain Barras. Con Valcin, getterà le basi dell’allenamento. “Fisicamente, ricorda” Bertrand “non era l’alieno che possiamo vedere oggi, ma aveva doni, qualità e forza mentale fuori dal comune”. Tecnicamente, non era poi così male. Il suo primo allenatore, Xavier Berthet, gli aveva dato solide fondamenta. Valcin doveva solo costruirci sopra. Facile perché il bambino è veloce e perché Romain Barras è al suo fianco. Romain Barras, campione europeo nel 2010, ammira il metodo di lavoro: “Si allena in modo più intelligente di altri, meno sul carico di lavoro ma ad una intensità maggiore”. Ha un approccio ponderato a tutto ciò che fa e assimila molto rapidamente i gesti tecnici. È stato in grado di trasformare vecchie debolezze, come il salto con l’asta e i lanci, in grandi punti di forza. “Ha spazio per progressi su ostacoli e giavellotto. Non è focalizzato sul calcolo dei punti. È un agonista, la competizione in ogni specialità lo fa progredire”, Il più anziano Barras gioca un ruolo importante. “Mi ha insegnato tutto, mi ha donato tutta la sua esperienza di decatleta”, dice Mayer. Questo prefigura una delle sue caratteristiche: il desiderio di essere circondato dal meglio, in tutti i campi. E lui ama niente di più, che andare a imparare dai pezzi grossi, ad esempio facendo degli stage di allenamento con Lavillenie (asta) l’ostacolista Pascal Martinot-Lagarde o Melina RobertMichon (disco). “Ho la possibilità di andare d’accordo con tutti questi grandi atleti francesi che lavorano dieci volte più di me in ciascuna delle loro specialità, che hanno dieci volte più esperienza
e dieci volte più cose da portare. Una sessione con uno specialista vale venti volte un allenamento da soli. Il decathlon è una corsa contro il tempo in cui hai dieci specialità da perfezionare”

Il salto di qualità: Alla fine del 2012, l’apprendimento tecnico è terminato. Il giovane, campione del mondo allievo e junior, sta guadagnando terreno. Scopre l’alta competizione. Stordito dall’atmosfera, Mayer non riesce ad entrare in gara ai Giochi di Londra (15°). Ma, rapidamente, entra tra i migliori. L’anno successivo, nel 2013, arriva quarto ai Campionati del mondo di Mosca (8.446 punti) e secondo nel decathlon dei Campionati Europei a Zurigo (8.521) nel 2014. Il 2014, è l’anno decisivo. “Prima non ero molto professionale”, dice. Durante questa stagione, incontra Jérôme Simian, che diventerà il suo preparatore fisico e avrà un ruolo chiave nel prosieguo della sua attività. I quel periodo, al giovane Mayer piace fare baraccate. Un giorno, Simian lo prende e lo mette di fronte alla sue responsabilità. Il messaggio passa. Mayer l’animale delle feste diventa Mayer l’asceta. Ma Kevin è un’anima inquieta, ha bisogno di più autonomia e come spesso gli accade lo fa conoscere sotto forma di ribellione. Si arriva quasi allo scontro con i tecnici. I due uomini si interrogano sulla continuazione della loro collaborazione, ma alla fine accettano di continuare. Questo è anche il momento in cui l’attenzione è focalizzata sul lavoro veloce. 11”20 sui 100, non è sufficiente per essere un buon decatleta “, dice Barras. Il settore è importante perché molte specialità dipendono direttamente dalla velocità: i 100 metri, il salto in lungo, i 110 metri ad ostacoli, il salto con l’asta e i 400 metri sono specialità che risentono molto della velocità di base. Allo stesso tempo, sta progredendo anche nelle altre componenti sportive. “Il cambio di passo è arrivato quando Jerome risolve i problemi alla schiena di Mayer”, dice Barras. “Kevin ha fatto progressi con il getto del peso perché Jerome gli ha permesso di guadagnare potenza. Lo ha messo in buone condizioni e, per due o tre anni, ha avuto solo piccoli problemi muscolari.” Il suo ultimo grande infortunio (distorsione al ginocchio e contrattura agli ischio) risale al 2015 prima dei Mondiali di Pechino. Mayer imparerà da essi. “È stato un grande passo mentale”, dice. “Ho provato tutto per andare a Pechino. Ho dato tutto quello che potevo dare e ho visto che ero capace di molte cose, mi sono allenato otto ore al giorno,” Nel 2016, tutto è a punto. La velocità è arrivata (il primo crono sotto gli 11 secondi), così come la potenza e la fiducia. Vice campione olimpico con 8.834 punti, campione del mondo l’anno successivo, ha battuto otto dei suoi dieci record negli ultimi due anni. Da quel momento in poi tutto si allinea per fare meglio di Eaton. Tutto ciò che mancava era la buona opportunità. L’ha trovato questo fine settimana.

Il record: Questo ragazzo sicuro di sé, più che mai ambasciatore delle prove multiple, poco evidenziate di solito, si concedeva persino un tocco di umorismo prima dei 1500 m: “se non batto il record del mondo, mi metto in ginocchio e mi faccio sculacciare da tutte le persone presenti allo stadio “. A Talence, “ho chiesto di ascoltare la marsigliese, ho visto che le persone avevano le lacrime agli occhi. Mi sentivo in comunione con 15.000 persone. Spero che il mio record possa cambiare il posto del decathlon nello sport francese”.

“Je ne m’en rends pas compte en fait. Ce dont je me rends compte, c’est que tous les gens autour de moi sont contents et comme j’en suis la source, c’est ce qui me rend le plus heureux ! Les points, les performances, ce n’est pas ce qui compte. Pour moi, le sport, c’est créer des moments comme ça. Et le record du monde transcende les choses. Je vis des moments avec mes proches que nous n’aurions jamais vécus en dehors du sport. C’est la meilleure des récompenses. Le 9 126 points, c’est qu’un nombre.”

[“Non me ne rendo conto in effetti. Quello di cui mi rendo conto è che tutte le persone intorno a me sono felici e dato che ne sono la fonte, questo è ciò che mi rende più felice! I punti, la prestazioni, non è ciò che conta. Per me, lo sport è creare momenti come questo. E il record del mondo trascende le cose. Vivo momenti con i miei cari che non avremmo mai vissuto al di fuori dello sport. Questo è il migliore dei premi. I 9 126 punti sono un numero”]

“Essere primatista del mondo, è un momento incredibile, da vivere, ma il giorno dopo, quando ti svegli, sei sempre lo stesso! Naturalmente mi godrò quel momento, le porte si apriranno, ma non perderò la testa. Non è perché si realizza qualcosa che nessuno ha mai fatto per credersi superiori. Io, quello che voglio è rimanere nel gioco”.

“Voglio insegnare il mio sport, ispirare i giovani ed essere di esempio”.

“Ho pianto così tanto prima dei 1500 che non ho più lacrime. Il deca è lungo e difficile, ecco perché fornisce emozioni enormi che non vediamo altrove. Il decathlon non riguarda solo lo sport, ma la scoperta di se stessi. Non mi importa se mi trovo nell’olimpo degli sportivi, voglio solo che la gente mi ricordi come qualcuno che dà tutto, che non lascia mai andare nulla. ”

Come sono lontane oggi le lacrime di Berlino.

Graziano Camellini