a partire dalle semplici azioni di vita quotidiana
di Matteo Faberi

Ogni uomo, fin da bambino, deve essere conosciuto, riconosciuto e venir trattato come membro necessario, essenziale dell’umanità . Soltanto da questa conoscenza dell’uomo, la sola esauriente e sufficiente, che tutto coglie ed abbraccia, soltanto da questa penetrazione dell’uomo e della essenza dell’uomo, donde con una seria ricerca sgorga necessariamente, quasi da sé, tutto l’altro che ancora bisogna sapere per lo svolgimento e l’educazione dell’uomo; soltanto da questa considerazione dell’uomo fin dall’annuncio della sua apparizione, può riuscire, fiorire, dar frutti, maturare la vera genuina educazione dell’uomo (Froebel, pp. 16-18).
Queste frasi di Froebel sono per me una spiegazione molto bella di quello che può essere definito “RISPETTO” che ogni educando dovrebbe avere nei confronti di bambini e ragazzi.
Tale atteggiamento va di pari passo con la spinta all’autonomia che Luigina Passuello spiega sia fondata su un giusto rapporto tra “accompagnare e lasciare andare per rispondere al bisogno di sicurezza e di conferma dell’educando per promuoverne l’autonomia” (Passuello 2002, p. 184).
Tutte queste sono davvero belle parole, interessanti disquisizioni pedagogiche si potrebbe pensare … come calarle nelle azioni di vita quotidiana? Come un istruttore sportivo, un allenatore, un genitore possono calarle nelle semplici azioni di vita quotidiana?
Nel presente articolo vorrei limitarmi a condividere alcuni semplici imput e spunti di riflessione in merito.
“Ricordo sempre e mi torna spesso in mente un’affermazione fatta più volte a lezione da un mio professore, il compianto don Severino De Pieri, psicologo ed educatore salesiano: «Qual è una delle più gravi mancanze che può compiere un genitore? Fare al posto del bambino qualcosa che il figlio sa fare da solo!». Sarebbe utile che mamma e papà ricordino sempre questa massima: il bambino ha il dirittto di far sempre da sé ciò che è in grado, si ha forse l’impressione di perdere tempo, non ci si accorge che se ne guadagna” (Faberi, 2020, p. 180).
Quando l’istruttore si rapporta con bambini e ragazzi frequentanti la scuola dell’infanzia o primaria, a chi dice i vari appuntamenti, i calendari degli appuntamenti e delle gare? Al genitore o al diretto interessato? Da chi si fa chiamare per farsi dire se il giovane atleta è malato o non può essere presente?
Il bambino, il ragazzo “ha voglia di conquistare sempre più autonomie: il genitore ha l’occasione di rispettare questo bisogno e nello stesso tempo di far comprendere che l’autonomia può essere conquistata dimostrando che si è pronti e in grado di assumersi le responsabilità ad essa collegate” (Faberi 2020, p. 178). In questo ambito, l’istruttore può diventare un prezioso alleato del genitore, collaborando a trattare da uomo ogni individuo a lui affidato, responsabilizzandolo il più possibile.
Molte sono le “azioni e gli atteggiamenti con cui l’adulto può donare, nella semplicità, responsabilità, la percezione di essere considerato e crescere. Semplici incarichi possono essere visti, specialmente le prime volte, come grandi e belle mansioni” (Faberi, 2016, p. 181).
Spero sia superfluo, ma so che non è scontato, che negli spogliatoi i genitori non dovrebbero entrare, in modo che ogni fanciullo sia libero di gestirsi, cambiarsi, mettere e togliere il giubbino, ecc., in completa autonomia.
È inoltre importantissimo che l’istruttore non abbia paura di dare regole ai propri educandi, con il prezioso atteggiamento della dolce fermezza. Donare regole significa rispettare e far crescere i ragazzi che ci vengono affidati. Mi piace in questo senso concludere con alcune parole di Bernard Bueb molto significative: “Oggigiorno i giovani non vengono più allevati, ma si limitano a crescere. Abbiamo disimparato l’arte di educare, le norme comuni sono andate perdute e si è diffusa la convinzione che i bambini cresceranno comunque, in un modo o nell’altro. Dobbiamo constatare che genitori, docenti e educatori nella loro attività pedagogica quotidiana non si presentano più come autorità consapevoli del proprio valore, né pretendono un’ovvia obbedienza, così la disciplina ha perso importanza” (Bueb, 2007, pp. 11, 12, 49).
L’istruttore sportivo è un educatore, una guida che può svolgere un ruolo prezioso nella crescita di molti piccoli uomini.
Bibliografia
Bueb B. (2007), Elogio della disciplina, Rizzoli, Milano 2007.
Faberi M. (2020), in Faberi M., Aufiero F., Passo dopo passo insieme per una crescita armoniosa, Edizioni del Rosone, Foggia.
Faberi M. (2016), Psicopedagogia dello sviluppo, FrancoAngeli, Milano.
Froebel F., L’educazione dell’uomo e altri scritti, La Nuova Italia, Firenze, pp. 16-18.
Passuello L. (2002), “Educazione e progettualità. Alcune linee operative”, in Cian G., Orlando D., (a cura di), Studium Educationis, Cedam, Cittadella (PD), vol.1.