Spesso la causa di una lombalgia viene attribuita a una problematica muscolo-scheletrica della regione lombare. La sintomatologia dolorosa può invece essere originata dalla limitrofa regione glutea ed essere scatenata dalla sindrome del muscolo piriforme.
Analizzando i vari studi medici presenti in letteratura, si evince che ciò accade in una percentuale di casi che spazia dal 5% al 36% [1].
Inoltre questa condizione clinica viene spesso confusa con problematiche a carico delle radici nervose lombari o della componente sacrale e iliaca [2].
Diventa una vera e propria sfida per i professionisti indagare e riconoscere i sintomi e i segni tipici di questa problematica e fare una corretta diagnosi. Il piriforme agisce come extra-rotatore e debole abduttore del femore e contribuisce a mantenere la stabilità posturale in statica e dinamica [3].
Esso origina dalla faccia anteriore dell’osso sacro e si inserisce nella porzione supero-mediale del gran trocantere (femore). Il nervo sciatico viene formato dall’unione delle radici lombo-sacrali e decorre verticalmente lungo l’arto inferiore provvedendo a gran parte della sua innervazione motoria e sensitiva.
Durante il suo tragitto pelvico incontra il muscolo piriforme: nella maggior parte dei casi vi passa inferiormente, raramente superiormente e, nel 20% delle persone, una porzione del nervo attraversa direttamente il muscolo [4].
Proprio questo 20% di individui saranno predisposti a un’irritazione sciatica dovuta allo stato tensionale e trofico del muscolo piriforme [5].
Questa condizione insorge prevalentemente tra i quaranta e sessanta anni in soggetti, per lo più donne, dedite a qualunque occupazione e livello di pratica sportiva [6;7].
In meno del 15% dei casi questa sindrome è definita come primaria in quanto dovuta a caratteristiche anatomiche muscoloscheletriche e neurologiche [8].
La sindrome del piriforme secondaria è invece causata da macrotraumi (urti a livello gluteo dovuti ad esempio a cadute) e microtraumi ripetuti che causano infiammazione e ischemia locale con conseguente spasmo muscolare e compressione nervosa [3;8;9].
Il dolore solitamente si presenta o si acuisce rimanendo seduti per un periodo di circa 15-20 minuti e migliora con la camminata. Spesso vi è difficoltà ad alzarsi da una sedia ed eseguire i primi passi.
La zona algica non riguarda solo la regione glutea e lombo-sacrale ma può comprendere anche l’inguine e la parte posteriore della coscia fino al cavo popliteo. Spesso vi è associato dolore addomino-pelvico e può essere presente disestesia nel piede omolaterale [3;8;9].
Dal punto di vista clinico è presente una massa palpabile e dolente a livello del piriforme. Il segno di Lasegue, eseguito anche da decubito laterale, potrebbe essere positivo. Nei casi cronici vi sarà anche dismetria apparente dell’arto coinvolto e atrofia glutea: questo perché l’ipertono del piriforme può andare a irritare anche il nervo gluteo superiore e inferiore [3;8;9].
Il dolore è ricreabile con l’attivazione muscolare del piriforme con paziente supino e in decubito laterale. Testando la mobilità passiva dell’anca si rileverà una rotazione interna limitata. L’osso sacro risulterà atteggiato in torsione anteriore su un asse obliquo controlaterale al muscolo e le ultime vertebre lombari compenseranno con una rotazione opposta.
L’esame elettromiografico, la TC e la risonanza magnetica possono essere esami utili nel differenziare una problematica dovuta ad erniazione discale da una causata da sindrome del piriforme.
Il 79% dei pazienti con questa condizione clinica mostra riduzione dei sintomi con l’uso di FANS, miorilassanti, ghiaccio e riposo dall’attività fisica [10].
E’ consigliabile inoltre eseguire esercizi di stretching e auto-massaggio con l’uso di una pallina da tennis. Il terapista può trattare il muscolo usando fibrolisi o massaggio trasverso profondo, impiegare tecniche a energia muscolare o tecniche di stretch and spray [1;3].
Il trattamento manipolativo osteopatico viene associato a questi accorgimenti e si pone come obiettivo il ripristino del normale range di movimento. Ciò è reso possibile tramite tecniche dirette sulle disfunzioni somatiche e sui tender point [3].
Se il paziente non risponde al trattamento manuale si può ricorrere all’uso di infiltrazioni locali [1] ed eventualmente anche alla chirurgia. L’operazione dovrà essere considerata come ultima opzione possibile e avrà l’obiettivo di diminuire la tensione muscolare e verificare in modo definitivo che non siano presenti incarcerazioni nervose o anomalie del nervo sciatico [1;3;5;9].