
Di Fulvio Maleville |
I giovani vengono in campo con un barattolo colmo di aspettative, tocca a noi trovare le corrette strategie per riempire questo contenitore evitando di cadere nel tranello di farsi trascinare verso una proposta specifica. L’abilità dell’operatore risiede proprio nel saper guidare le esigenze dei bambini imponendo il proprio percorso tecnico. |
Nell’espletare l’attività di aggiornatore per il comitato FIDAL di Treviso, ho avuto modo di recepire alcune perplessità e cogliere le problematicità di chi opera nel territorio con i bambini.
Tra tali tematiche emergono le difficoltà degli operatori nel dover gestire esigenze sempre più specifiche dei giovani che arrivano in campo ed entrano in pista già con idee precise, tanto da destabilizzare la programmazione dell’allenatore più esperto.
Essi chiedono, a volte pretendono, di dedicarsi in modo specifico a qualche specialità innescando così una pericolosa spirale didattica. Sì, perché così facendo enunciano un aspetto motivazionale che si contrappone e mette in crisi l’operatore sportivo, persona che dovrebbe svolgere con i bambini un’attività ludica, volta a farli divertire proponendo giochi ed esercizi che hanno lo scopo di prepararli in forme più generali di quanto loro non pretendano. Attività spesso solo lontanamente correlate alle singole specialità. Egli inoltre deve mantenere alte le motivazioni di giovani sempre più interessati a provare in modo diretto e univoco le specialità.
Spesso si mettono pure i genitori a spingere il neofita nel cimentarsi in modo mirato probabilmente cercando di soddisfare le loro aspettative personali.
Se queste spinte eccentriche verso un’attività esageratamente mirata possono mettere in difficoltà anche l’insegnante esperto, pongono ancor più nell’incertezza operatori neofiti che spesso non godono di una sufficiente preparazione ed esperienza.
E’ in tale contesto che alcuni allenatori mi hanno fatto presente le ulteriori pretese delle società: “E’ bello quello che tu dici Fulvio, interessanti e giusti i percorsi che ci proponi, ma noi abbiamo anche necessità di far gareggiare i bambini e quindi di prepararli alle specialità che dovranno affrontare in gara”.
Affermazione realista davanti la quale ho dovuto riflettere prima di offrire una soluzione, un percorso atto a rispondere sia alle esigenze dei bambini ma anche delle famiglie e società sportive, ma anche di rispettare la deontologia professionale degli operatori del settore.
Così mi è parso bello paragonare tali bisogni ed esigenze all’immagine che vede il bambino presentarsi in campo con in mano un ipotetico barattolo e l’urgenza di riempirlo nel corso dell’allenamento. Sì, perché il bambino viene in campo con aspettative troppo mirate, magari fomentate dai famigliari, ma sicuramente legittime, perché:
- Le spinte motivazionali sono indispensabili per offrire la propria disponibilità;
- Il bisogno di sicurezza e di non trovarsi in difficoltà fa scattare la molla che spinge a provare l’azione prima di esibirsi e mettersi in discussione davanti gli altri;
- Spetta all’allenatore individuare le situazioni che meglio si adattano alle spinte propositive, accettare proporzionati compromessi, costruire un equilibrio che gratifichi entrambi gli attori dell’azione.
Abbiamo quindi il compito d’interagire in modo coerente essendo consapevoli che la motivazione è propulsore e strumento indispensabile per operare. Partiamo nella nostra analisi dal tener conto che il bambino tra i suoi primari bisogni ha tra l’altro quello di sentirsi protetto e sicuro. Spetta a noi il compito di accoglierlo ed accompagnarlo in un percorso di appropriazione ricordando sempre questa sua necessità.

- Farsi conoscere
- Instaurare un rapporto di reciproco rispetto
- Dimostrare di saper gestire le situazioni
- Rispondere alle sue esigenze
- Saper introdurre progressivamente gli elementi di novità (i nostri bisogni) senza prevaricazioni.

Basta non essere in grado di rispettare uno solo di questi punti per ottenere un rapporto fragile, per costruire un ambiente che solo apparentemente sopporta il carico degli eventi, ma che al primo soffio cede sotto il peso di forze destabilizzanti. L’adulto deve quindi svolgere un compito articolato ed arduo, da un lato viene subissato di pretese e dall’altro deve cercare di costruire un rapporto che crei sicurezza. |
MA COME SI FA?

MA COME SI FA? Il bambino si presenta in campo con un barattolo pieno di aspettative, spesso molto specifiche che corrispondono: |
- Provare le specialità che per lui risultano interessanti;
- Acquisire sicurezze tecniche che lo rendano più sereno nella competizione;
- Divertirsi.
Questo ultimo punto appare essere il suo lato debole e da questa direzione cercheremo di penetrare nella sfera delle sue aspettative.
E’ bene ricordare che per fare questo l’operatore deve:
- Essere in possesso di un’ampia gamma di conoscenze (Es: molte esercitazioni ed esercizi);
- Avere nozione dei rapporti che intercorrono tra gli esercizi e le varie specialità;
- Relazionarsi in modo “affiliativo”.
In ogni caso il lavoro che andiamo a proporre dovrà rispettare canoni e obiettivi che fanno da riferimento all’azione.
I primi (Canoni) sono riconducibili ad un’azione metodologica: progressività nell’azione, rispettare i carichi in relazione all’età del soggetto, stimolare e non incidere sulle strutture, far eseguire azioni in forme equilibrate tra quantità e qualità del carico …
I secondi (Obiettivi): possono essere di vario ordine e genere, andare dalla necessità di amalgamare il gruppo e renderlo coeso a quella di predisporre il soggetto all’attività agonistica. Molto dipende dalla mentalità che s’intende instaurare, dai fattori e dalle caratteristiche delle quali il sodalizio che organizza l’attività vuole dotare i suoi adepti.
Esistono poi alcune caratteristiche strutturali che devono essere alla lunga imposte al soggetto, al fine che consegua una formazione corretta. Lo si fa rendendo edotti i ragazzi sulla necessità ad esempio di effettuare un adeguato riscaldamento, nell’indurre le persone a vestirsi adeguatamente, nel trasferire l’idea di quanto sia importante dedicare tempo al miglioramento delle proprie capacità fisiche, all’articolarità, agli esercizi … etc.
Per fare breccia sarà poi necessario conquistare spazio nell’ambito della fiducia che il soggetto (bambino) accorda a quanti entrano in contatto con lui, e di solito lo si fa proponendo un’attività ludica alla quale faranno seguito esercitazioni che dovranno necessariamente contenere “Valori” come l’equilibrio, la destrezza, la rapidità, la forza … etc. Infine c’è uno scopo anche nel dotare il soggetto di una più ampia esperienza, e lo si ottiene introducendo novità gradevoli nella sua sfera di conoscenze con proposte accattivanti.
Insomma, bisogna proporre qualche cosa che gratifichi e faccia divertire il bambino, lo stimoli e lo incoraggi, ma anche “metta piccole apprensioni”, inquietudini e timori che però possano essere facilmente superabili. Tutto ciò che appare nuovo e diverso mette in difficoltà il bambino e lo spinge a trovare forza e coraggio per affrontalo. Se ci riuscirà, l’esperienza sarà trasformata in soddisfazione.
A fare da perno e spingere il soggetto ad affrontare le nuove avversità molto spesso è il gruppo. L’operatore dovrà scegliere un bambino dotato che “apra” la strada e stimoli i compagni ad imitarlo, potrà anche dare enfasi alla proposta pur risultando la stessa di facile soluzione: l’importante è creare delle aspettative e gratificare i soggetti distogliendoli dai propositi iniziali (facciamo la specialità) esaltandoli con le nostre affascinanti proposte.
Si agirà inoltre con alcuni stimoli di rinforzo, premiando la sua azione con parole e frasi che lodino la prestazione e potenzino l’autostima.
Ad esempio se un bambino è motivato a fare salto in lungo possiamo proporgli dei salti in basso da altezze progressivamente più elevate, complicheremo l’azione richiedendo delle rotazioni, il toccare un nastro posto in alto oppure il battere più volte le mani … magari dietro la schiena.
Cercheremo di spiegare quanto importante possa essere imparare a fare queste evoluzioni e come sia determinante saper “capire” quello che sta succedendo intorno a noi mentre stiamo volando.
In ogni caso al tecnico spetta il compito di escogitare le azioni e rendere edotti gli atleti (questo sempre) sulla valenza degli esercizi proposti e sulla loro connessione con le specialità dell’atletica, in modo che i ragazzi comincino a fare delle correlazioni.
Questo aspetto è determinante perché consente di riempire il barattolo di aspettative correlate e costituisce nel contempo “il sapere” che l’operatore possiede. La preparazione dell’insegnante non è data poi solo dalle conoscenze, ma soprattutto dalle competenze che padroneggia e sa esercitare.
Cercando di stare sul pratico facciamo ora degli esempi affinchè il lettore abbia a rendersi conto che il barattolo delle aspettative non deve essere riempito solo da valori specifici (“prendo i bambini e li porto in pedana”), ma può essere colmato da tante altre “gocce correlate” all’aspettativa primaria dei soggetti.
Riuscire a riempire quel barattolo immaginario per buona parte da aspetti aspecifici ma legati da un filo più o meno consistente dalle singole specialità è virtù del bravo operatore sportivo.
ESEMPI:
- La posizione delle spalle si presta ad abbinare il loro arretramento con la posizione del salto in alto e del lancio del giavellotto…;
- Se faccio eseguire una corsa incrociata “guido l’azione” con il ginocchio e ciò si correla con l’attacco degli ostacoli, lo stacco di un salto, la penetrazione del ginocchio nella corsa…
- Nel passo saltellato l’azione di “presa” del piede che avviene dall’alto, guidata in questo caso prima dal ginocchio e poi dal piede, è identica alla fase anteriore del balzo. Se invece proponiamo un puntello con guida del piede a “piazzare” lo stesso in azione radente, ecco che si va a richiamare lo stacco del salto in alto…
- La posizione degli affondi la ritroviamo nei primi appoggi della partenza dai blocchi…
- L’uso dei piedi nel contatto con il terreno di avampiede (corsa) o di tutta pianta (salto)…
- L’utilizzo delle braccia sono pari, come avviene per certi atleti nella preparazione allo stacco del salto in alto o nell’effettuare i balzi …
- Esercizi di sostegno in doppio tocco stretto richiamano il sostegno della ricaduta dopo l’ostacolo o nella fase di sostegno della corsa …
- Le rotazioni che ritroviamo nei lanci ma anche nell’infilarsi dopo lo stacco di un salto in alto…
- L’uso dell’arto libero in forma attiva … nel passaggio a far salire e avanzare il ginocchio nella corsa ma anche nel giro del disco, nell’attaccare un ostacolo o riprendere l’azione di corsa dopo aver superato la barriera …
L’abilità del tecnico sta anche nella capacità di scegliere esercizi che abbiano “quel determinato valore” ossia presentino correlazioni più o meno marcate con la /le specialità verso le quali stiamo lavorando. Riversando tutti questi riferimenti – abbinamenti – requisiti – valori – correlazioni nel barattolo del nostro allievo non stiamo solo costruendo con lui un rapporto, ma rispondendo alle sue esigenze specifiche.
Ora non ci resta che colmare il barattolo portando effettivamente i bambini in pedana. Opterei per proposte di Multilateralità Orientata, quasi mai con esercitazioni specifiche o di gara. Anche in questo caso possiamo cercare di colmare il barattolo con proposte indirizzate che contengano gli elementi della specialità, ma possiedano anche altre virtù.
Facciamo degli esempi:
Specialità | Esercizi di Multilateralità orientata | Valori correlati alla specialità |
Velocità | Partenze: · Da proni, mani all’altezza delle spalle partire al via dell’allenatore passando dentro un ostacolo per poi correre dentro dei cerchi;· Effettuare una partenza con capovolta in avanti e piedi disposti in divaricata sagittale; | Azione di forza veloce. Posizionamento delle spalle inclinate avanti basso. Azione che privilegia le spinte. |
Lungo | Passo stacco tra tre hs over distanziati opportunamente in base alle capacità dei soggetti. Tre passi finali e stacco da sopra una tavoletta per arrivare in sabbia a piedi pari. | Vi sono ripetute le posizioni di stacco, cura della postura del busto e degli arti allo stacco, accelerazione per staccare. Salto agevolato con aumento dei tempi di volo. |
Giavellotto(Vortex) | Con cinque cerchi effettuare i cinque appoggi corrispondenti e “rimanendo dentro” gli ultini due effettuare un lancio mirato a colpire un materassino (scatolone…un cerchio disegnato a terra con il nastro bianco-rosso etc).Si lancia 2 – 3 alla volta in corsie parallele. | Si possono curare alcuni aspetti tecnici come: ü Braccio esteso dietro – altoü Posizione delle spalleü Ritmica di lancioü Puntello finaleü Passaggio dell’attrezzo |
Ostacoli | 5 hs in titic – titoc … corsa a ginocchia alte tra i conetti e successivo passaggio di 3-4 hs in un passo 1 ostacolo … | L’operatore è posto di lato, max due corsie, può curare:ü Il passaggio in linea della 1^ gamba con piede a martello sotto il ginocchioü L’azione delle bracciaü La posizione del bustoü … |
Sono certo che agendo in questo modo daremo al bambino delle soddisfazioni ed avremo risposto alle sue aspettative, andrà certamente a casa soddisfatto perché sarà convinto di aver raggiunto i suoi obiettivi. Ma anche noi abbiamo raggiunto i nostri. La ricchezza di un’azione è data certamente dal completamento della stessa, dal suo riconoscimento e dalla soddisfazione di averla compiutamente realizzata anche in forme rimaneggiate. Il che non guasta ed evita la noia della ripetitività.
Tutti questi obiettivi vengono presi in considerazione e portati alla luce nel percorso offerto.
Personalmente non ho mai visto bambini delusi da questo tipo di proposta. In un ambiente dove chi viene in pista a fare sport è già orientato bisogna saper cogliere i vantaggi (l’allievo viene motivato a fare “quella” cosa) e possono verificarsi degli svantaggi legati perlopiù ad aspettative non evase. Sta a noi essere capaci di rispondere compiutamente alle aspettazioni e possiamo farlo solo se siamo competenti in quello che realizziamo.
Purtroppo la mancanza di conoscenze (ad esempio ricordare pochi esercizi ed esercitazioni) rende l’operatore fragile, facile a quel punto cedere le armi e farsi guidare dalle attese degli altri verso un’attività specifica, l’unica che possa colmare il barattolo di tutto ciò che noi non siamo stati capaci di riversarci dentro.
Se facciamo mente locale a quanto detto forse saremo stimolati ad informarci ed apprendere le tante sfumature di un’attività che è ricchissima di varianti e proposte, tutti valori che possono fare di noi dei veri operatori sportivi di riferimento.
Fulvio Maleville