L’ASCENSORE DIDATTICO (1° PARTE) DI FULVIO MALEVILLE

La Federazione ha varato un diverso percorso per i Tecnici del settore giovanile e lavora ad una nuova stesura dei manuali di riferimento al percorso di formazione degli operatori.
Vi saranno sostanziali cambiamenti nell’impostazione didattica, oppure la commissione
lavorerà ad una semplice ridistribuzione tecnica dei precedenti contenuti?

Una volta c’era la scuola a salvare il movimento, oggi la palestra scolastica sembra non bastare più perché i livelli di partecipazione e la qualità motoria dei ragazzi sono

drasticamente calati e gli insegnanti hanno cambiato radicalmente modo di proporre l’attività. Come docente di Ed. Fisica posso tranquillamente affermare che il mondo scolastico è sotto il profilo motorio “precipitato”.

Con questi preludi appare sconveniente continuare a scendere in campo ad allenare i settori giovanili dell’atletica leggera confidando esclusivamente sulle basi motorie che i giovani dovrebbero aver sviluppato nell’ambito familiare e scolastico. Tali consapevolezze dovrebbero portare la Federazione ad affrontare in modo differente il percorso di qualificazione dei tecnici che operano nel settore giovanile orientandoli verso un più moderno sviluppo dell’attività.

Il metodo adoperato fino ad oggi ha visto utilizzare l’ascensore per “far scendere i contenuti tecnici” facendo confluire le esperienze ed informazioni dal settore assoluto su quello inferiore, aggiornando gli operatori a prescindere dalla loro fascia di collocazione operativa.

Considerati i presupposti sembra indispensabile proporre un sistema del tutto divergente, d’obbligo ideare un progetto che faccia “salire i contenuti” e consenta di ricostruire le basi motorie e tecniche dei ragazzi fornendo loro le necessarie capacità coordinative, fisiche ed organiche, in forme progressive e mirate.

Se in questi anni la Federazione ha introdotto un’offerta formativa dove i settori assoluti riversavano a cascata le informazioni, utilizzando un concetto gravitazionale dell’aggiornare, d’ora in poi sarà necessario distinguere i moduli operativi separando nettamente le categorie. I processi d’appropriazione tecnica si dovranno sviluppare in conformità alle esigenze dei praticanti mentre nell’ultimo decennio le proposte istruttive sono state incentrate su aspetti sempre più specifici. Le condizioni nelle quali si sta operando attualmente suggeriscono che il percorso didattico degli infanti dovrebbe differenziarsi notevolmente da quello degli atleti evoluti evitando aspetti coordinativi mirati e specialistici.

Fino ad ora è prevalsa quindi un’idea “Tecnicistica” dell’operare, ora sarà necessario passare ad una fase “ricostruttiva” dei valori fisici e motori per valorizzarli solo successivamente attraverso un mirato percorso di appropriazione tecnica. Infatti, ad una più attenta analisi, emerge che la produttività del metodo precedente:

· Confidava sul lavoro domestico di soggetti che nella norma si plasmavano fisicamente grazie ad una consistente attività fisica nell’ambito familiare. La società civile che abbiamo lasciato alle spalle era rurale, bisognosa di manodopera e le operosità fornivano ai ragazzi l’occasione per ottenere un congruo incremento delle qualità fisiche ed indirettamente una maggiore esperienza coordinativa, ora queste caratteristiche del tessuto sociale sono radicalmente cambiate se non scomparse;

· Contava sulla formazione scolastica – Il modello scolastico era diverso da quello vigente. La scuola a sua volta si avvaleva dei presupposti familiari utilizzandoli per perfezionare la formazione degli alunni. Questo consentiva di ottenere dagli allievi anche un rafforzo nei valori comportamentali, un rispetto per le figure di riferimento (Docenti e allenatori) e una accentuata assuefazione alla fatica. La scuola inoltre dava un grande valore alla nostra disciplina considerandola la “regina” tra tutti gli sport. Al momento dobbiamo ammettere che questa condizione si è notevolmente attutita;

· Si avvaleva dei valori educativi – La famiglia e la scuola garantivano al soggetto una maggior disponibilità nel sottoporsi alle richieste. Era quindi più elevata la predisposizione dei ragazzi nel rapportarsi positivamente con gli adulti, seguire ed applicare le loro indicazioni. Le capacità di concentrazione,

attenzione e dedizione dei soggetti sportivi nell’eseguire le proposte oggi sono palesemente inferiori di un tempo;

· Faceva affidamento sulla qualificazione degli operatori – Vi erano altri presupposti a favorire l’azione federale. Ad esempio gli insegnanti di Ed. Fisica dimostravano un accentuato interesse all’aggiornamento e la loro presenza ai corsi di formazione elevava il tasso tecnico dei partecipanti. I docenti possedevano basi didattiche e culturali oggi non facilmente riscontrabili tra i tecnici tesserati, valori tanto meno trasferibili agli operatori sportivi in un corso di poche ore. Chi frequenta oggi le riunioni per tecnici porta con sé una preparazione eterogenea e anche coloro che si trovano in possesso di spiccate qualità (molti sono studenti delle superiori o laureati) raramente godono di nozioni specifiche dell’ambito metodologico e fisiologico.

Abbiamo utilizzato l’ascensore didattico facendo scendere le nozioni tecniche dall’alto verso il basso. Lo abbiamo fatto semplificando e scomponendo il gesto atletico, proponendo ai corsisti la gestualità specifica da trasferire ai ragazzi, aggiungendo qualche esercizio di aggancio alle specialità in escalation didattica sequenziale. Si è cercato inoltre di salvaguardare il livello formativo fornendo ai convenuti nozioni e libri dove potevano trovare le informazioni necessarie ad allenare. Anche i manuali tecnici sono sempre stati caratterizzati da un’impostazione similare a quella dei corsi teorici e le proposte cartacee mirate direttamente all’azione tecnica in riferimento alle espressioni di elevato livello.

Questa concezione ha progressivamente relegato l’aspetto didattico ai margini, i valori formativi e educativi sono stati spesso sottaciuti mentre le esercitazioni venivano rappresentate nella sola ridistribuzione dell’eserciziario. Agendo in questo modo ci siamo dimenticati di indicare in quale ordine mettere i valori presenti nel consistente pacchetto nozionistico offerto, lasciando gli operatori gestire da soli i tempi, i modi e i metodi con i quali proporre le azioni.

Lo stesso è successo quando abbiamo realizzato la proposta pratica. Lo schema formativo è rimasto lo stesso e comprendeva l’offerta degli esercizi e la dimostrazione della corretta tecnica da realizzare, magari agganciata ad una puntigliosa analisi. Spesso ci si è dilungati nel dare importanza alla tipologia dei carichi e alla loro distribuzione nella programmazione sempre in riferimento agli atleti d’élite.

Così facendo è stata trasferita negli operatori l’idea che questi aspetti abbiano forte valenza anche nell’allenare i ragazzi più giovani. L’impostazione formativa teorica e pratica è stata quindi incentrata sull’aspetto “fine e contenutistico” non orientata a quello didattico, ambito eterogeneo e a dir poco determinante nella gestione del settore giovanile.

Con questo non s’intende disconoscere il valore di quanto è stato proposto fino ad ora, si vuole solo sottolineare come la proposta messa in opera rispondesse a condizioni oggi non più presenti perché superate da un accentuato cambiamento sociale. Le condizioni fino ad ora descritte hanno spinto gli operatori ad ipotizzare e progettare percorsi similari quelli di fascia atletica elevata, incentivando la rincorsa ad una specializzazione che confida sul trasferimento dei soli valori tecnici e, messa in atto, assume i contorni di un incentivo alla specializzazione precoce.

Quanto esposto sottolinea la necessità di recuperare aspetti fino ad ora minimizzati e che hanno forte valenza nel rapportarsi con i giovani, come:

1. La gestione del gruppo;

2. Lo sviluppo delle qualità fisiche e motorie di base;

3. La progressività nell’appropriazione gestuale specifica;

4. La valenza della densità nel lavoro che si va a proporre.

Le condizioni fino a qui descritte accompagnano a progettare un’azione formativa delle competenze stratificata, come del resto altre federazioni mettono in atto già da tempo.

Ciò significa soprattutto riversare sugli aspiranti tecnici informazioni più mirate all’ambito del loro effettivo agire in campo. I soggetti interessati ad inserirsi nell’attività giovanile, come operatori o allenatori, dovrebbero quindi essere formati secondo modalità contenutistiche e didattiche in forme funzionali al ruolo che andranno ad occupare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *